18/06 TR 2 Seminars

16:00

Il rischio in sanità

Il rischio clinico è definito come la probabilità che un paziente sia vittima di un evento avverso imputabile alle cure prestate durante la degenza che causa un prolungamento della stessa, un peggioramento dello stato di salute o la morte. Dalla celeberrima pubblicazione “To err is human: building a safer health system” molto è stato fatto a livello internazionale e nazionale per aumentare la sicurezza delle cure. Ciò nonostante, tutti i Paesi che si sono trovati ad affrontare questa sfida si sono resi conto che costruire un sistema sanitario più sicuro è una sfida molto più grande di quanto atteso: infatti, se da un lato le cause che conducono agli eventi avversi sono complesse, dall’altro implementare e mantenere la sicurezza è un compito molto difficile. La gestione del rischio clinico è sicuramente un sottoinsieme della gestione globale dei rischi e ne è un tassello importante in quanto prende in considerazione l’insieme complicato formato dall’essere umano e dall’ambiente in cui esso si muove e lavora, soprattutto in sistemi ad alta complessità quali quelli sanitari. La comprensione dell’interazione fra essi, dei possibili fallimenti e l’implementazione di barriere che riducono le possibilità di accadimento di eventi avversi sono tutti elementi necessari per migliorare la sicurezza delle cure. La filosofia del rischio clinico si basa quindi su una visione partecipata della sicurezza che coinvolga tutti gli operatori e che preveda che gli strumenti per la gestione del rischio, come buone pratiche e raccomandazioni, siano sperimentate sul campo dagli operatori per individuarne la fattibilità, la forza e la debolezza. Il laboratorio analisi è un microcosmo che fornisce supporto alla diagnosi e alla cura dei pazienti e, come tale, non lavora in modo a sé stante, scollegato dal resto dei percorsi clinici, ma si integra e compenetra con essi. La gestione del rischio clinico quindi viene attuata anche in questo servizio attraverso la condivisione di procedure comuni ai differenti percorsi di cura e l’implementazione di buone pratiche e raccomandazioni per la sicurezza del paziente.

  • Davide Farci Santarcangeli Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico/ Segretario SITLaB - Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
16:20

Best Practice e Criticità della Fase Preanalitica negli Esami delle Urine

Quanto è affidabile un risultato di Laboratorio se il campione è stato raccolto, conservato o trasportato in modo scorretto? La fase preanalitica è cruciale nel processo diagnostico, poiché influisce direttamente sull’accuratezza dei risultati. Errori nella gestione del campione urinario possono alterare parametri biochimici e microbiologici, compromettendo la validità clinica dell’esame e rendendo necessaria la ripetizione del test, con conseguente spreco di tempo e risorse. Questa presentazione analizzerà le principali criticità preanalitiche, come la contaminazione, la preparazione del paziente e l’impatto della conservazione su parametri fondamentali come il sedimento urinario e la proteinuria. Discuteremo le best practice per standardizzare il processo, con particolare attenzione ai protocolli raccomandati, all’uso di conservanti specifici e alle più recenti innovazioni tecnologiche.  Esploreremo procedure ottimali, tecnologie innovative e strumenti pratici per ridurre gli errori preanalitici e migliorare l’affidabilità diagnostica. L’adozione di protocolli standardizzati, la formazione del personale e il coinvolgimento attivo del paziente sono elementi chiave per garantire la qualità del dato di Laboratorio e ridurre le discrepanze nei risultati.  Una gestione ottimizzata della fase preanalitica permette di ridurre gli errori sistematici e massimizzare la riproducibilità dei risultati. Dietro ogni dato affidabile c’è una fase preanalitica accurata: ogni dettaglio conta.

  • Ilaria Rossini Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico/ Referente regionale Lombardia SITLaB - ASST Sette Laghi di Varese
16:40

L’intelligenza artificiale in citogenetica

La citogenetica e la citogenetica oncoematologica hanno subito un’evoluzione significativa negli ultimi decenni. Dai primi metodi di cariotipizzazione con pellicole fotografiche e stampe ritagliabili, si è passati a metà degli anni ’90 alla citogenetica molecolare con tecniche come FISH e CGH-Array. Oggi, l’imaging automatizzato e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il settore, garantendo analisi più rapide ed accurate, riducendo l’intervento manuale e migliorando la diagnosi con  rilevazione e differenziazione delle metafasi anche attraverso  le diverse tecniche di bandeggio cromosomico. Questo progresso accelera il lavoro nei laboratori, ottimizzando l’analisi di cellule, nuclei e metafasi in modo automatico ed  efficiente.

  • Eugenio Gautiero Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico/ Tesoriere SITLaB - Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza