Contributo di Bureau Veritas, GISI e UNINFO
Micaela Caserza Magro Presidente - GISI
Domenico Squillace Technical Relations Executive – IBM Italia, Presidente UNINFO
Nel secondo intervento, verrà presentata la piattaforma Italiana di Nanomedicina,
promossa dalla European Technology Platform for Nanomedicine ed integrata in NanoItaly, è
volta a integrare e condividere le competenze di università e centri di eccellenza nella ricerca
nell’ambito della nanomedicina. Questo progetto, che si sviluppa sulla scia di altre iniziative
simili in Spagna, Inghilterra e Francia, rappresenta un’opportunità unica per sostenere la
ricerca innovativa e di alta qualità in questo campo emergente. La Piattaforma Italiana di
Nanomedicina si configura come uno strumento fondamentale per lo sviluppo di prodotti
avanzati nei settori terapeutici e diagnostici. Essa si propone di facilitare l’avanzamento delle
ricerche e dei progetti verso livelli tecnologici elevati, integrando diverse discipline quali la
tecnologia farmaceutica, la chimica, la fisica, la biotecnologia e la medicina.
UNICHIM organizza da molti anni Prove Interlaboratorio sulle principali matrici di interesse ambientale, in particolare acque, terreni, fanghi, sedimenti e aria.
I dati raccolti negli anni in queste prove, che hanno visto ad ogni ciclo la partecipazione di parecchie centinaia di laboratori, consentono di ricavare preziose informazioni sulle prestazioni analitiche raggiungibili dai laboratori per i diversi parametri. Nelle relazioni presentate in questa occasione si riassumono i risultati di una approfondita analisi statistica dei dati storici di cui sopra, attraverso un approccio che utilizza gli indicatori di carattere prestazionale proiettati su un arco temporale pluriennale. Si tratta degli indici statistici RSZ e SZ2, le cui caratteristiche e modalità di utilizzo verranno illustrate in dettaglio.
Attraverso questo approccio è stato possibile selezionare un gruppo numeroso di laboratori, costituito dal 70-80 % di tutti quelli che hanno partecipato alle prove negli ultimi dieci anni, quelli che nel corso del tempo hanno fornito risultati, nel loro complesso, accettabili senza evidenziare scostamenti sistematici significativi.
Vengono presentate 3 relazioni relative ai risultati dei “Componenti inorganici delle acque” (acronimo identificativo WATER-CIAC), ai risultati dei metalli in matrici ambientali (suoli sedimenti rifiuti acronimo ENVIR-META) e ai composti organici in campioni di aria mediante campionamento su fiala o in canister (AIR-VOFI e AIR-VOCA).
I risultati sono presentati confrontando le prestazioni della totalità dei partecipanti con quelle di sottogruppi di partecipanti divisi per metodo o per tecnica di analisi.
Gli scarti tipo di riproducibilità ottenuti dall’analisi dei dati raccolti e stratificati per tecnica o metodo analitico rappresentano un riferimento significativo dell’incertezza composta raggiungibile per ciascun parametro e rappresentano un “obiettivo realisticamente raggiungibile”, utilizzabile dai laboratori per un confronto con le proprie incertezze di misura, così come dichiarate o calcolate dai singoli laboratori.
I risultati presentati mettono inoltre in risalto l’enorme importanza che assume l’aspetto temporale della valutazione statistica dei dati dei PT prodotti dal laboratorio. Ciò presuppone una partecipazione assidua ai circuiti, al di là delle frequenze minime richieste dall’Ente di accreditamento o di regole che il laboratorio si è dato. UNICHIM, come ribadito nei molti incontri con i partecipanti ai PT, ha mostrato come la partecipazione ai circuiti abbia prodotto un sensibile miglioramento delle prestazioni dei singoli nel tempo.
UNICHIM organizza da molti anni Prove Interlaboratorio sulle principali matrici di interesse ambientale, in particolare acque, terreni, fanghi, sedimenti e aria.
I dati raccolti negli anni in queste prove, che hanno visto ad ogni ciclo la partecipazione di parecchie centinaia di laboratori, consentono di ricavare preziose informazioni sulle prestazioni analitiche raggiungibili dai laboratori per i diversi parametri. Nelle relazioni presentate in questa occasione si riassumono i risultati di una approfondita analisi statistica dei dati storici di cui sopra, attraverso un approccio che utilizza gli indicatori di carattere prestazionale proiettati su un arco temporale pluriennale. Si tratta degli indici statistici RSZ e SZ2, le cui caratteristiche e modalità di utilizzo verranno illustrate in dettaglio.
Attraverso questo approccio è stato possibile selezionare un gruppo numeroso di laboratori, costituito dal 70-80 % di tutti quelli che hanno partecipato alle prove negli ultimi dieci anni, quelli che nel corso del tempo hanno fornito risultati, nel loro complesso, accettabili senza evidenziare scostamenti sistematici significativi.
Vengono presentate 3 relazioni relative ai risultati dei “Componenti inorganici delle acque” (acronimo identificativo WATER-CIAC), ai risultati dei metalli in matrici ambientali (suoli sedimenti rifiuti acronimo ENVIR-META) e ai composti organici in campioni di aria mediante campionamento su fiala o in canister (AIR-VOFI e AIR-VOCA).
I risultati sono presentati confrontando le prestazioni della totalità dei partecipanti con quelle di sottogruppi di partecipanti divisi per metodo o per tecnica di analisi.
Gli scarti tipo di riproducibilità ottenuti dall’analisi dei dati raccolti e stratificati per tecnica o metodo analitico rappresentano un riferimento significativo dell’incertezza composta raggiungibile per ciascun parametro e rappresentano un “obiettivo realisticamente raggiungibile”, utilizzabile dai laboratori per un confronto con le proprie incertezze di misura, così come dichiarate o calcolate dai singoli laboratori.
I risultati presentati mettono inoltre in risalto l’enorme importanza che assume l’aspetto temporale della valutazione statistica dei dati dei PT prodotti dal laboratorio. Ciò presuppone una partecipazione assidua ai circuiti, al di là delle frequenze minime richieste dall’Ente di accreditamento o di regole che il laboratorio si è dato. UNICHIM, come ribadito nei molti incontri con i partecipanti ai PT, ha mostrato come la partecipazione ai circuiti abbia prodotto un sensibile miglioramento delle prestazioni dei singoli nel tempo.
UNICHIM organizza da molti anni Prove Interlaboratorio sulle principali matrici di interesse ambientale, in particolare acque, terreni, fanghi, sedimenti e aria.
I dati raccolti negli anni in queste prove, che hanno visto ad ogni ciclo la partecipazione di parecchie centinaia di laboratori, consentono di ricavare preziose informazioni sulle prestazioni analitiche raggiungibili dai laboratori per i diversi parametri. Nelle relazioni presentate in questa occasione si riassumono i risultati di una approfondita analisi statistica dei dati storici di cui sopra, attraverso un approccio che utilizza gli indicatori di carattere prestazionale proiettati su un arco temporale pluriennale. Si tratta degli indici statistici RSZ e SZ2, le cui caratteristiche e modalità di utilizzo verranno illustrate in dettaglio.
Attraverso questo approccio è stato possibile selezionare un gruppo numeroso di laboratori, costituito dal 70-80 % di tutti quelli che hanno partecipato alle prove negli ultimi dieci anni, quelli che nel corso del tempo hanno fornito risultati, nel loro complesso, accettabili senza evidenziare scostamenti sistematici significativi.
Vengono presentate 3 relazioni relative ai risultati dei “Componenti inorganici delle acque” (acronimo identificativo WATER-CIAC), ai risultati dei metalli in matrici ambientali (suoli sedimenti rifiuti acronimo ENVIR-META) e ai composti organici in campioni di aria mediante campionamento su fiala o in canister (AIR-VOFI e AIR-VOCA).
I risultati sono presentati confrontando le prestazioni della totalità dei partecipanti con quelle di sottogruppi di partecipanti divisi per metodo o per tecnica di analisi.
Gli scarti tipo di riproducibilità ottenuti dall’analisi dei dati raccolti e stratificati per tecnica o metodo analitico rappresentano un riferimento significativo dell’incertezza composta raggiungibile per ciascun parametro e rappresentano un “obiettivo realisticamente raggiungibile”, utilizzabile dai laboratori per un confronto con le proprie incertezze di misura, così come dichiarate o calcolate dai singoli laboratori.
I risultati presentati mettono inoltre in risalto l’enorme importanza che assume l’aspetto temporale della valutazione statistica dei dati dei PT prodotti dal laboratorio. Ciò presuppone una partecipazione assidua ai circuiti, al di là delle frequenze minime richieste dall’Ente di accreditamento o di regole che il laboratorio si è dato. UNICHIM, come ribadito nei molti incontri con i partecipanti ai PT, ha mostrato come la partecipazione ai circuiti abbia prodotto un sensibile miglioramento delle prestazioni dei singoli nel tempo.
Il rischio clinico è definito come la probabilità che un paziente sia vittima di un evento avverso imputabile alle cure prestate durante la degenza che causa un prolungamento della stessa, un peggioramento dello stato di salute o la morte. Dalla celeberrima pubblicazione “To err is human: building a safer health system” molto è stato fatto a livello internazionale e nazionale per aumentare la sicurezza delle cure. Ciò nonostante, tutti i Paesi che si sono trovati ad affrontare questa sfida si sono resi conto che costruire un sistema sanitario più sicuro è una sfida molto più grande di quanto atteso: infatti, se da un lato le cause che conducono agli eventi avversi sono complesse, dall’altro implementare e mantenere la sicurezza è un compito molto difficile. La gestione del rischio clinico è sicuramente un sottoinsieme della gestione globale dei rischi e ne è un tassello importante in quanto prende in considerazione l’insieme complicato formato dall’essere umano e dall’ambiente in cui esso si muove e lavora, soprattutto in sistemi ad alta complessità quali quelli sanitari. La comprensione dell’interazione fra essi, dei possibili fallimenti e l’implementazione di barriere che riducono le possibilità di accadimento di eventi avversi sono tutti elementi necessari per migliorare la sicurezza delle cure. La filosofia del rischio clinico si basa quindi su una visione partecipata della sicurezza che coinvolga tutti gli operatori e che preveda che gli strumenti per la gestione del rischio, come buone pratiche e raccomandazioni, siano sperimentate sul campo dagli operatori per individuarne la fattibilità, la forza e la debolezza. Il laboratorio analisi è un microcosmo che fornisce supporto alla diagnosi e alla cura dei pazienti e, come tale, non lavora in modo a sé stante, scollegato dal resto dei percorsi clinici, ma si integra e compenetra con essi. La gestione del rischio clinico quindi viene attuata anche in questo servizio attraverso la condivisione di procedure comuni ai differenti percorsi di cura e l’implementazione di buone pratiche e raccomandazioni per la sicurezza del paziente.
Quanto è affidabile un risultato di Laboratorio se il campione è stato raccolto, conservato o trasportato in modo scorretto? La fase preanalitica è cruciale nel processo diagnostico, poiché influisce direttamente sull’accuratezza dei risultati. Errori nella gestione del campione urinario possono alterare parametri biochimici e microbiologici, compromettendo la validità clinica dell’esame e rendendo necessaria la ripetizione del test, con conseguente spreco di tempo e risorse. Questa presentazione analizzerà le principali criticità preanalitiche, come la contaminazione, la preparazione del paziente e l’impatto della conservazione su parametri fondamentali come il sedimento urinario e la proteinuria. Discuteremo le best practice per standardizzare il processo, con particolare attenzione ai protocolli raccomandati, all’uso di conservanti specifici e alle più recenti innovazioni tecnologiche. Esploreremo procedure ottimali, tecnologie innovative e strumenti pratici per ridurre gli errori preanalitici e migliorare l’affidabilità diagnostica. L’adozione di protocolli standardizzati, la formazione del personale e il coinvolgimento attivo del paziente sono elementi chiave per garantire la qualità del dato di Laboratorio e ridurre le discrepanze nei risultati. Una gestione ottimizzata della fase preanalitica permette di ridurre gli errori sistematici e massimizzare la riproducibilità dei risultati. Dietro ogni dato affidabile c’è una fase preanalitica accurata: ogni dettaglio conta.
La citogenetica e la citogenetica oncoematologica hanno subito un’evoluzione significativa negli ultimi decenni. Dai primi metodi di cariotipizzazione con pellicole fotografiche e stampe ritagliabili, si è passati a metà degli anni ’90 alla citogenetica molecolare con tecniche come FISH e CGH-Array. Oggi, l’imaging automatizzato e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il settore, garantendo analisi più rapide ed accurate, riducendo l’intervento manuale e migliorando la diagnosi con rilevazione e differenziazione delle metafasi anche attraverso le diverse tecniche di bandeggio cromosomico. Questo progresso accelera il lavoro nei laboratori, ottimizzando l’analisi di cellule, nuclei e metafasi in modo automatico ed efficiente.