
La percezione del rischio in laboratorio: elementi di valutazione soggettiva e oggettiva dei rischi, misure di prevenzione e protezione, soggetti coinvolti
Claudio Maria Gattuso LABS2LIFE
La cybersecurity è diventata una necessità imprescindibile per i laboratori di ricerca, esposti a crescenti minacce informatiche che mettono a rischio dati sperimentali, progetti e infrastrutture digitali. L'adozione di standard internazionali, insieme a un approccio integrato tecnico-organizzativo-formativo, rappresenta la chiave per costruire sistemi di difesa robusti che garantiscano continuità operativa, sicurezza dei dati e credibilità scientifica.
La titolazione rappresenta una delle tecniche analitiche più diffuse e fondamentali in chimica analitica, impiegata per determinare la concentrazione di una sostanza in soluzione.
In questa sessione, ripercorreremo l’evoluzione delle metodiche di titolazione, partendo dalla titolazione manuale, fino ad arrivare alle titolazioni automatiche più avanzate.
Ci sarà un approfondimento sulla titolazione Karl Fischer, metodo specifico ed altamente sensibile per la determinazione dell’acqua, ove verranno descritti i due principali approcci – volumetrico e coulometrico – insieme alla composizione ed al ruolo dei reattivi Karl Fischer, fondamentali per l’accuratezza e la selettività del metodo.
Nel secondo intervento, verrà presentata la piattaforma Italiana di Nanomedicina,
promossa dalla European Technology Platform for Nanomedicine ed integrata in NanoItaly, è
volta a integrare e condividere le competenze di università e centri di eccellenza nella ricerca
nell’ambito della nanomedicina. Questo progetto, che si sviluppa sulla scia di altre iniziative
simili in Spagna, Inghilterra e Francia, rappresenta un’opportunità unica per sostenere la
ricerca innovativa e di alta qualità in questo campo emergente. La Piattaforma Italiana di
Nanomedicina si configura come uno strumento fondamentale per lo sviluppo di prodotti
avanzati nei settori terapeutici e diagnostici. Essa si propone di facilitare l’avanzamento delle
ricerche e dei progetti verso livelli tecnologici elevati, integrando diverse discipline quali la
tecnologia farmaceutica, la chimica, la fisica, la biotecnologia e la medicina.
La caratterizzazione dei materiali sia per la ricerca innovativa che per un controllo di qualità affidabile necessita, nei tempi odierni, di un continuo sviluppo di tecniche che sfruttano la combinazione di più soluzioni tecnologiche integrate ed interconnesse.
In quest’ottica Anton Paar presenterà una panoramica di soluzioni per la caratterizzazione di materiali con un focus sulla combinazione ed interconnessione di ultima generazione, per lo sviluppo del Laboratorio del futuro.
UNICHIM organizza da molti anni Prove Interlaboratorio sulle principali matrici di interesse ambientale, in particolare acque, terreni, fanghi, sedimenti e aria.
I dati raccolti negli anni in queste prove, che hanno visto ad ogni ciclo la partecipazione di parecchie centinaia di laboratori, consentono di ricavare preziose informazioni sulle prestazioni analitiche raggiungibili dai laboratori per i diversi parametri. Nelle relazioni presentate in questa occasione si riassumono i risultati di una approfondita analisi statistica dei dati storici di cui sopra, attraverso un approccio che utilizza gli indicatori di carattere prestazionale proiettati su un arco temporale pluriennale. Si tratta degli indici statistici RSZ e SZ2, le cui caratteristiche e modalità di utilizzo verranno illustrate in dettaglio.
Attraverso questo approccio è stato possibile selezionare un gruppo numeroso di laboratori, costituito dal 70-80 % di tutti quelli che hanno partecipato alle prove negli ultimi dieci anni, quelli che nel corso del tempo hanno fornito risultati, nel loro complesso, accettabili senza evidenziare scostamenti sistematici significativi.
Vengono presentate 3 relazioni relative ai risultati dei “Componenti inorganici delle acque” (acronimo identificativo WATER-CIAC), ai risultati dei metalli in matrici ambientali (suoli sedimenti rifiuti acronimo ENVIR-META) e ai composti organici in campioni di aria mediante campionamento su fiala o in canister (AIR-VOFI e AIR-VOCA).
I risultati sono presentati confrontando le prestazioni della totalità dei partecipanti con quelle di sottogruppi di partecipanti divisi per metodo o per tecnica di analisi.
Gli scarti tipo di riproducibilità ottenuti dall’analisi dei dati raccolti e stratificati per tecnica o metodo analitico rappresentano un riferimento significativo dell’incertezza composta raggiungibile per ciascun parametro e rappresentano un “obiettivo realisticamente raggiungibile”, utilizzabile dai laboratori per un confronto con le proprie incertezze di misura, così come dichiarate o calcolate dai singoli laboratori.
I risultati presentati mettono inoltre in risalto l’enorme importanza che assume l’aspetto temporale della valutazione statistica dei dati dei PT prodotti dal laboratorio. Ciò presuppone una partecipazione assidua ai circuiti, al di là delle frequenze minime richieste dall’Ente di accreditamento o di regole che il laboratorio si è dato. UNICHIM, come ribadito nei molti incontri con i partecipanti ai PT, ha mostrato come la partecipazione ai circuiti abbia prodotto un sensibile miglioramento delle prestazioni dei singoli nel tempo.
La rete italiana di nanomedicina rappresenta un'importante iniziativa volta a collegare ricerca, innovazione e applicazioni pratiche nel campo delle nanoscienze e della medicina. Questa infrastruttura raccoglie esperti e istituzioni per sviluppare nuove tecnologie destinate a migliorare la diagnosi, il trattamento e la prevenzione di malattie. Attraverso una sinergia tra università, centri di ricerca e aziende, la rete promuove la valorizzazione delle competenze e l'implementazione di progetti pionieristici, favorendo la traduzione dei risultati scientifici in soluzioni cliniche concrete. In questo contesto, la nanomedicina si propone come un settore fondamentale per il futuro della salute, con potenzialità significative nell'ambito della personalizzazione delle terapie e della medicina rigenerativa.
Parleremo dell'importante ruolo di LabWare LIMS/ELN per rendere il laboratorio del futuro una realtà già oggi! Copriremo aspetti come l'integrazione strumentale, la raccolta automatica dei dati, l'acquisizione di dati mobili sia in laboratorio che sul campo, inclusa l’Internet of Laboratory Things (IoLT), l'analisi avanzata dei dati e l'uso di AI/ML per l'analisi predittiva dei dati. Queste tecnologie all'avanguardia mirano a ridefinire il modo in cui i laboratori operano, aprendo la strada all'innovazione e all'efficienza nella ricerca scientifica e nelle applicazioni pratiche.
Inoltre, discuteremo i benefici, le sfide e le implicazioni etiche legate all’adozione di queste tecnologie avanzate, fornendo esempi pratici e casi d’uso reali per una comprensione concreta delle potenzialità dell’AI nei LIMS.
UNICHIM organizza da molti anni Prove Interlaboratorio sulle principali matrici di interesse ambientale, in particolare acque, terreni, fanghi, sedimenti e aria.
I dati raccolti negli anni in queste prove, che hanno visto ad ogni ciclo la partecipazione di parecchie centinaia di laboratori, consentono di ricavare preziose informazioni sulle prestazioni analitiche raggiungibili dai laboratori per i diversi parametri. Nelle relazioni presentate in questa occasione si riassumono i risultati di una approfondita analisi statistica dei dati storici di cui sopra, attraverso un approccio che utilizza gli indicatori di carattere prestazionale proiettati su un arco temporale pluriennale. Si tratta degli indici statistici RSZ e SZ2, le cui caratteristiche e modalità di utilizzo verranno illustrate in dettaglio.
Attraverso questo approccio è stato possibile selezionare un gruppo numeroso di laboratori, costituito dal 70-80 % di tutti quelli che hanno partecipato alle prove negli ultimi dieci anni, quelli che nel corso del tempo hanno fornito risultati, nel loro complesso, accettabili senza evidenziare scostamenti sistematici significativi.
Vengono presentate 3 relazioni relative ai risultati dei “Componenti inorganici delle acque” (acronimo identificativo WATER-CIAC), ai risultati dei metalli in matrici ambientali (suoli sedimenti rifiuti acronimo ENVIR-META) e ai composti organici in campioni di aria mediante campionamento su fiala o in canister (AIR-VOFI e AIR-VOCA).
I risultati sono presentati confrontando le prestazioni della totalità dei partecipanti con quelle di sottogruppi di partecipanti divisi per metodo o per tecnica di analisi.
Gli scarti tipo di riproducibilità ottenuti dall’analisi dei dati raccolti e stratificati per tecnica o metodo analitico rappresentano un riferimento significativo dell’incertezza composta raggiungibile per ciascun parametro e rappresentano un “obiettivo realisticamente raggiungibile”, utilizzabile dai laboratori per un confronto con le proprie incertezze di misura, così come dichiarate o calcolate dai singoli laboratori.
I risultati presentati mettono inoltre in risalto l’enorme importanza che assume l’aspetto temporale della valutazione statistica dei dati dei PT prodotti dal laboratorio. Ciò presuppone una partecipazione assidua ai circuiti, al di là delle frequenze minime richieste dall’Ente di accreditamento o di regole che il laboratorio si è dato. UNICHIM, come ribadito nei molti incontri con i partecipanti ai PT, ha mostrato come la partecipazione ai circuiti abbia prodotto un sensibile miglioramento delle prestazioni dei singoli nel tempo.
UNICHIM organizza da molti anni Prove Interlaboratorio sulle principali matrici di interesse ambientale, in particolare acque, terreni, fanghi, sedimenti e aria.
I dati raccolti negli anni in queste prove, che hanno visto ad ogni ciclo la partecipazione di parecchie centinaia di laboratori, consentono di ricavare preziose informazioni sulle prestazioni analitiche raggiungibili dai laboratori per i diversi parametri. Nelle relazioni presentate in questa occasione si riassumono i risultati di una approfondita analisi statistica dei dati storici di cui sopra, attraverso un approccio che utilizza gli indicatori di carattere prestazionale proiettati su un arco temporale pluriennale. Si tratta degli indici statistici RSZ e SZ2, le cui caratteristiche e modalità di utilizzo verranno illustrate in dettaglio.
Attraverso questo approccio è stato possibile selezionare un gruppo numeroso di laboratori, costituito dal 70-80 % di tutti quelli che hanno partecipato alle prove negli ultimi dieci anni, quelli che nel corso del tempo hanno fornito risultati, nel loro complesso, accettabili senza evidenziare scostamenti sistematici significativi.
Vengono presentate 3 relazioni relative ai risultati dei “Componenti inorganici delle acque” (acronimo identificativo WATER-CIAC), ai risultati dei metalli in matrici ambientali (suoli sedimenti rifiuti acronimo ENVIR-META) e ai composti organici in campioni di aria mediante campionamento su fiala o in canister (AIR-VOFI e AIR-VOCA).
I risultati sono presentati confrontando le prestazioni della totalità dei partecipanti con quelle di sottogruppi di partecipanti divisi per metodo o per tecnica di analisi.
Gli scarti tipo di riproducibilità ottenuti dall’analisi dei dati raccolti e stratificati per tecnica o metodo analitico rappresentano un riferimento significativo dell’incertezza composta raggiungibile per ciascun parametro e rappresentano un “obiettivo realisticamente raggiungibile”, utilizzabile dai laboratori per un confronto con le proprie incertezze di misura, così come dichiarate o calcolate dai singoli laboratori.
I risultati presentati mettono inoltre in risalto l’enorme importanza che assume l’aspetto temporale della valutazione statistica dei dati dei PT prodotti dal laboratorio. Ciò presuppone una partecipazione assidua ai circuiti, al di là delle frequenze minime richieste dall’Ente di accreditamento o di regole che il laboratorio si è dato. UNICHIM, come ribadito nei molti incontri con i partecipanti ai PT, ha mostrato come la partecipazione ai circuiti abbia prodotto un sensibile miglioramento delle prestazioni dei singoli nel tempo.
Oggi la maggior parte dei laboratori è dotata di potenti strumenti digitali, ma i ricercatori si trovano ancora a passare da un sistema all'altro, a copiare i dati da una piattaforma all'altra e a perdere tempo in attività manuali ripetitive.
È come avere tutti gli ingredienti per un esperimento perfetto... ma non la ricetta per metterli insieme.
In questa sessione esploreremo come unire i puntini digitali e costruire un ecosistema di laboratorio veramente connesso, in cui ELN, LIMS, EHS e strumenti di terze parti lavorino insieme, non l'uno contro l'altro.
Imparerete:
Ridefiniamo l'esperienza dello scienziato: un nuovo modo di pensare alla digitalizzazione del laboratorio che mette i ricercatori al primo posto, facendo sentire la tecnologia come un partner, non come un ostacolo.
Il CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, è il più importante ente italiano di ricerca sull’agroalimentare. Il CREA affronta con competenze multidisciplinari le grandi sfide del ventunesimo secolo legate alla sostenibilità dei sistemi produttivi agricoli, forestali e ittici, alla produzione di alimenti che soddisfino le esigenze nutrizionali di una popolazione mondiale in crescita, all’utilizzazione di biomasse e scarti per la produzione di materiali e di energia. La riorganizzazione funzionale avvenuta nel 2015 ha dato vita a 12 Centri di ricerca, 6 di filiera e 6 trasversali, presenti in maniera capillare sul territorio nazionale. Dopo una panoramica dell’Ente Nazionale, viene presentato il Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo e le attività che concretizzano gli obiettivi di ricerca e innovazione nelle sue quattro sedi.
L'intervento mira a presentare la Società Italiana di Biologia Sperimentale (SIBS) e il suo ruolo centrale nel panorama scientifico nazionale, con particolare attenzione al suo attivo coinvolgimento nelle tematiche del "One Health". Fondata nel 1925, la SIBS vanta una storia centenaria caratterizzata da un approccio interdisciplinare che unisce ricercatori di diverse discipline delle scienze biologiche. La società si distingue per la sua capacità di promuovere e diffondere rapidamente le scoperte scientifiche attraverso conferenze nazionali e locali, creando una piattaforma essenziale per la condivisione delle conoscenze. In un'epoca in cui le sfide sanitarie globali richiedono soluzioni integrate, il concetto di "One Health" sottolinea l'interconnessione tra salute umana, animale e ambientale. La SIBS è attivamente impegnata in questo ambito, incoraggiando la collaborazione tra scienziati per affrontare problemi complessi per il quale l’approccio multidisciplinare rappresenta un valore aggiunto. Attraverso iniziative innovative e supporto ai giovani ricercatori, la SIBS non solo contribuisce al progresso scientifico, ma anche alla formazione di una nuova generazione di scienziati preparati ad affrontare le sfide del futuro.
Viene presentata una panoramica sul vasto mondo dei glucosinolati, metaboliti secondari ricchi di zolfo, che si trovano nel regno vegetale con una numerosa diversità strutturale a seconda del metabolismo dell’amminoacido precursore. L’enzima endogeno mirosinasi catalizza l’idrolisi di questi composti. Insieme, glucosinolati e mirosinasi danno luogo ad un affascinante congegno di trasformazione secondo vie di idrolisi diverse con la formazione di isotiocianati e di altri prodotti strutturalmente diversi con rilevanti effetti biologici. Il sistema si presta ad applicazioni nell’industria agroalimentare, farmaceutica e nutraceutica.
Le caratteristiche superficiali come la bagnabilità e l'energia libera di superficie, possono essere valutate e quantificate attraverso la creazione di sistemi a tre fasi con l’impiego di liquidi test e l’analisi della forma assunta dalle gocce. L’angolo di contatto, parametro chiave ottenuto da queste misure, consente di valutare il comportamento della superficie in condizioni operative variabili. Saranno presentate alcune tecniche per la determinazione della bagnabilità, il grado di idrofilicità e idrofobicità, la misurazione dell’energia libera superficiale, il livello di idrorepellenza e l’analisi del roll-off, illustrando anche il nuovo metodo di analisi Stood-up Drop (SUD) proposto da Kruss.
Il fumo di tabacco (CSE) è un noto fattore di rischio per malattie respiratorie come la BPCO. Studi recenti hanno analizzato gli effetti del fumo di cannabis (THC e CBD) sulle cellule epiteliali respiratorie umane, rivelando cambiamenti cellulari significativi. Gli effetti delle molecole di THC e CBD, al di fuori dell'inalazione, sono ancora poco esplorati. Il THC interagisce con i recettori cannabinoidi CB1 e CB2, con potenziali effetti sulla broncodilatazione e modulazione delle risposte infiammatorie. Il CBD, invece, è riconosciuto per le sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche. L'interesse scientifico si è spostato verso l'uso di membrane elettrofilate per il rilascio di molecole terapeutiche, grazie alla loro biocompatibilità. Questo studio si propone di valutare gli effetti dell'estratto di fumo di sigaretta e del THC su un modello di coltura tridimensionale di mucosa respiratoria umana, concentrandosi sulle alterazioni dell'epitelio mucociliare e sul rimodellamento della matrice extracellulare. Le colture sono state trattate con CSE disciolto nel terreno di coltura, mentre il THC è stato somministrato tramite membrane elettrofilate. Le analisi immunomorfologiche preliminari hanno mostrato cambiamenti nella mucosa respiratoria, ma non differenze significative tra gli effetti del CSE e del THC, evidenziando la necessità di ulteriori studi per valutare l'azione del CBD.
Il Centro Nazionale di Ricerca per le tecnologie dell’Agricoltura – Agritech, realizzato e gestito dalla Fondazione Agritech, è uno dei cinque Centri Nazionali istituiti dal Pnrr. Agritech svolge ricerca e promuove lo sviluppo di tecnologie innovative nel settore agricolo per migliorare quantità e qualità delle produzioni, garantendo l’adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici anche attraverso la prevenzione, la resistenza e la resilienza rispetto ai rischi (siccità, emergenze sanitarie, impoverimento dei suoli). Viene presentato un caso studio realizzato nell’ambito dell’area tematica strategica Spoke 2 – Crop Health: un approccio sistemico multidisciplinare per ridurre l’uso di prodotti agrochimici. Si presenta il valore biotecnologico di un sottoprodotto agro-alimentare come risorsa innovativa nella difesa di colture agricole.
Il rischio clinico è definito come la probabilità che un paziente sia vittima di un evento avverso imputabile alle cure prestate durante la degenza che causa un prolungamento della stessa, un peggioramento dello stato di salute o la morte. Dalla celeberrima pubblicazione “To err is human: building a safer health system” molto è stato fatto a livello internazionale e nazionale per aumentare la sicurezza delle cure. Ciò nonostante, tutti i Paesi che si sono trovati ad affrontare questa sfida si sono resi conto che costruire un sistema sanitario più sicuro è una sfida molto più grande di quanto atteso: infatti, se da un lato le cause che conducono agli eventi avversi sono complesse, dall’altro implementare e mantenere la sicurezza è un compito molto difficile. La gestione del rischio clinico è sicuramente un sottoinsieme della gestione globale dei rischi e ne è un tassello importante in quanto prende in considerazione l’insieme complicato formato dall’essere umano e dall’ambiente in cui esso si muove e lavora, soprattutto in sistemi ad alta complessità quali quelli sanitari. La comprensione dell’interazione fra essi, dei possibili fallimenti e l’implementazione di barriere che riducono le possibilità di accadimento di eventi avversi sono tutti elementi necessari per migliorare la sicurezza delle cure. La filosofia del rischio clinico si basa quindi su una visione partecipata della sicurezza che coinvolga tutti gli operatori e che preveda che gli strumenti per la gestione del rischio, come buone pratiche e raccomandazioni, siano sperimentate sul campo dagli operatori per individuarne la fattibilità, la forza e la debolezza. Il laboratorio analisi è un microcosmo che fornisce supporto alla diagnosi e alla cura dei pazienti e, come tale, non lavora in modo a sé stante, scollegato dal resto dei percorsi clinici, ma si integra e compenetra con essi. La gestione del rischio clinico quindi viene attuata anche in questo servizio attraverso la condivisione di procedure comuni ai differenti percorsi di cura e l’implementazione di buone pratiche e raccomandazioni per la sicurezza del paziente.
L’affidabilità delle misurazioni nel controllo analitico degli alimenti e di materiali a contatto con alimenti è alla base della realizzazione dell’infrastruttura di ricerca nazionale METROFOOD-IT (https://www.metrofood.it/), che si colloca nell’ambito dell’infrastruttura europea METROFOOD-RI – Infrastructure for promoting metrology in food and nutrition, di cui l’Università di Parma è partner dal 2017. L’infrastruttura fornisce servizi avanzati per la qualità, sicurezza e autenticità dei prodotti alimentari rivolti ad aziende del sistema agroindustriale e ad agenzie di ispezione e controllo, mettendo a disposizione l’accesso a facilities fisiche (laboratori e impianti) e a risorse di Information Technologies (App, software, etc.) integrate in sistemi elettronici avanzati.
Le facilities fisiche includono strumentazioni per diagnostica avanzata, basate su tecniche di spettrometria di massa ad alta risoluzione e su tecniche immunoenzimatiche, e per diagnostica non invasiva, basate sulla microscopia elettronica a scansione ambientale con mappatura di elementi (ESEM-EDX) per analisi morfologiche e composizionali e sulla tecnologia del “naso elettronico”. L’infrastruttura prevede anche lo sviluppo di sensori smart per la progettazione di “lingue elettroniche” portatili basate su soluzioni IoT e su algoritmi di Intelligenza Artificiale per fornire servizi a supporto della digitalizzazione del sistema agroalimentare nell’ambito delle tecnologie analitiche di processo (PAT) e di screening on site (PON)*.
*G. Magnani, C. Giliberti, D. Errico, M. Stighezza, S. Fortunati, M. Mattarozzi, A. Boni, V. Bianchi, M. Giannetto, I. De Munari, S. Cagnoni, M. Careri, Evaluation of a Voltametric E-Tongue Combined with Data Preprocessing for Fast and Effective Machine Learning-Based Classification of Tomato Purées by Cultivar, Sensors 24 (2024) 3586. https://doi.org/10.3390/s24113586
Quanto è affidabile un risultato di Laboratorio se il campione è stato raccolto, conservato o trasportato in modo scorretto? La fase preanalitica è cruciale nel processo diagnostico, poiché influisce direttamente sull’accuratezza dei risultati. Errori nella gestione del campione urinario possono alterare parametri biochimici e microbiologici, compromettendo la validità clinica dell’esame e rendendo necessaria la ripetizione del test, con conseguente spreco di tempo e risorse. Questa presentazione analizzerà le principali criticità preanalitiche, come la contaminazione, la preparazione del paziente e l’impatto della conservazione su parametri fondamentali come il sedimento urinario e la proteinuria. Discuteremo le best practice per standardizzare il processo, con particolare attenzione ai protocolli raccomandati, all’uso di conservanti specifici e alle più recenti innovazioni tecnologiche. Esploreremo procedure ottimali, tecnologie innovative e strumenti pratici per ridurre gli errori preanalitici e migliorare l’affidabilità diagnostica. L’adozione di protocolli standardizzati, la formazione del personale e il coinvolgimento attivo del paziente sono elementi chiave per garantire la qualità del dato di Laboratorio e ridurre le discrepanze nei risultati. Una gestione ottimizzata della fase preanalitica permette di ridurre gli errori sistematici e massimizzare la riproducibilità dei risultati. Dietro ogni dato affidabile c’è una fase preanalitica accurata: ogni dettaglio conta.
La tracciabilità geografica consente di seguire il percorso degli alimenti dalla loro origine al consumatore, garantendo autenticità, trasparenza e sicurezza, e contribuendo a prevenire pratiche commerciali scorrette. Negli ultimi anni sono stati sviluppati numerosi approcci scientifici per determinare l’origine geografica dei prodotti agroalimentari, basati su tecniche analitiche avanzate.
L’approccio più promettente consiste nell’integrazione di diverse metodologie analitiche applicate a differenti matrici alimentari. Tale approccio genera una notevole quantità di dati, la cui elaborazione richiede strumenti statistici e chemiometrici in grado di semplificarli, mantenendone intatto il contenuto informativo.
In questo contributo verranno presentati esempi di applicazione di analisi con tecniche multielemento e isotopiche per l’autenticazione e la tracciabilità geografica di prodotti agroalimentari come pomodoro, limone, patata e asparago, insieme ai rispettivi suoli di coltivazione.
Il suolo riveste un ruolo centrale negli studi di tracciabilità geografica, poiché regola la distribuzione, la mobilità e la biodisponibilità degli elementi chimici, che vengono assorbiti dalle piante attraverso le radici e traslocati alle parti edibili. Di conseguenza, la composizione elementare dei prodotti agroalimentari riflette, in una certa misura, quella del suolo di origine.
La citogenetica e la citogenetica oncoematologica hanno subito un’evoluzione significativa negli ultimi decenni. Dai primi metodi di cariotipizzazione con pellicole fotografiche e stampe ritagliabili, si è passati a metà degli anni ’90 alla citogenetica molecolare con tecniche come FISH e CGH-Array. Oggi, l’imaging automatizzato e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il settore, garantendo analisi più rapide ed accurate, riducendo l’intervento manuale e migliorando la diagnosi con rilevazione e differenziazione delle metafasi anche attraverso le diverse tecniche di bandeggio cromosomico. Questo progresso accelera il lavoro nei laboratori, ottimizzando l’analisi di cellule, nuclei e metafasi in modo automatico ed efficiente.
Il settore agroalimentare si trova a un punto critico, affrontando la duplice sfida di soddisfare la crescente domanda alimentare globale e garantire la sostenibilità ambientale, senza compromettere la sicurezza e la qualità degli alimenti. Questa presentazione esplora il potenziale trasformativo dell'integrazione di sensori Internet of Things (IoT), tecnologia blockchain e Intelligenza Artificiale (IA) per affrontare queste sfide. I sensori IoT raccolgono dati in tempo reale sulle condizioni di produzione e conservazione, consentendo un monitoraggio continuo della qualità e della sicurezza lungo tutta la filiera alimentare. La blockchain offre un framework inviolabile per la tracciabilità completa dei prodotti, dalla fattoria alla tavola, garantendo la trasparenza delle informazioni e permettendo l'identificazione immediata dell'origine di potenziali contaminazioni o frodi alimentari. Gli algoritmi di machine learning analizzano i dati per rilevare anomalie, prevedere rischi per la sicurezza alimentare e ottimizzare i protocolli di controllo qualità. La presentazione evidenzierà come questi sistemi integrati possano prevenire la diffusione di alimenti non sicuri, ridurre significativamente il rischio di richiami di prodotto e assicurare la conformità agli standard di sicurezza alimentare più rigorosi. La sinergia tra IoT, blockchain e IA non solo migliora la produttività agricola e la sostenibilità, ma crea anche un ecosistema digitale di fiducia che salvaguarda la salute pubblica e rafforza la resilienza della catena di approvvigionamento alimentare. Nonostante i benefici evidenti, l'adozione diffusa si scontra con ostacoli tecnici, economici e sociali. Affrontare queste sfide attraverso la continua innovazione e collaborazione è cruciale per realizzare il pieno potenziale di queste tecnologie nella creazione di un sistema alimentare sicuro, trasparente e sostenibile.
METROFOOD-IT ha ricevuto un finanziamento dall’Unione Europea (NextGenerationEU, PNRR - Mission 4 “Education and Research” Component 2: from research to business, Investment 3.1: Fund for the realisation of an integrated system of research and innovation infrastructures - IR0000033 (D.M. Prot. n.120 del 21/06/2022)